un po’ sgangherato, Nionios lascia la sua Salonicco per raggiungere Atene. È il 1963 e, in questi anni, la capitale greca è in grande fermento culturale, sociale e musicale, insomma un grande polo d’attrazione per i giovani ellenici e per il ventenne un po’ irrequieto Nionios. Arrivato ad Atene, con poche dracme nelle tasche, Nionios si arrangia con i lavori più disparati e bizzarri, amici vecchi e nuovi gli danno una mano, c’è chi gli insegna a suonare la chitarra, chi gli dà lezioni di ritmo, chi un tetto sulla testa. Nionios vuole cantare le sue canzoni e ci riesce: nel ’65 pubblica il suo primo album Το φορτηγό, Il furgone, appunto. Il disco ha un animo rock, contiene storie di emarginazione e canzoni di protesta, le sue note sono dissonanti e le sue parole stridenti. È unico nel suo genere, del tutto nuovo per la Grecia. I suoi brani non si lasciano canticchiare facilmente.
Come dicevo è un ascolto inusuale
per il pubblico greco, che reagisce in modo diverso ed è comprensibile, le sue orecchie
sono abituate a canzoni più melodiche, a testi che,
seppur drammatici non hanno di certo, il linguaggio realistico, crudo e tagliante che ha quello di Nionios. Altra novità del disco è la voce, Nionios non ha un timbro melodioso e potente come quello dei cantanti ellenici dell’epoca, il suo è rauco e graffiante. Lascia di stucco il pubblico, che da allora non smetterà più di amarlo e di riconoscersi nelle sue note e nelle sue parole, quelle di Dionisis Savvopoulos.
seppur drammatici non hanno di certo, il linguaggio realistico, crudo e tagliante che ha quello di Nionios. Altra novità del disco è la voce, Nionios non ha un timbro melodioso e potente come quello dei cantanti ellenici dell’epoca, il suo è rauco e graffiante. Lascia di stucco il pubblico, che da allora non smetterà più di amarlo e di riconoscersi nelle sue note e nelle sue parole, quelle di Dionisis Savvopoulos.
Il furgone, come dicevo prima,
rappresenta il suo esordio discografico, ma anche la sua fuga da una realtà
asfittica e soprattutto il suo viaggio spazio-temporale attraverso la Grecia di
varie generazioni, che lo considerano non solo un cantante, ma il poeta che canta.
Dionisis Savvopoulos, come vi avevo già annunciato qui, terrà
un concerto a Roma, con un’unica data: il 14 febbraio 2012, al Teatro Vascello.
Canterà alcuni suoi brani in versione italiana, tradotti dagli studenti di
neogreco dell’Università La Sapienza di Roma, durante un seminario di
traduzione tenutosi grazie alla sapiente ed energica guida della prof.ssa Paola
Maria Minucci, vera artefice del grande evento.
I biglietti possono essere
prenotati telefonicamente chiamando il botteghino del teatro.
Su questa pagina di Facebook
troverete altre informazioni sull’evento:
Affrettatevi, sono rimasti pochi posti!
sentirlo cantare mi fà immaginare di stare in una campagna assolata con i grilli che cantano.
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